I Forti Austriaci

Sui luoghi della Grande Guerra

I Forti Austriaci costituivano uno dei punti portanti del sistema bellico austro-ungarico sull'Altopiano di Asiago durante la Prima Guerra Mondiale. Sette punti di forza che dominavano sulle nostre montagne.

Il Passo Vezzena

Vista della catena del Vezzena

1- Sommo Alto (m. 1613)

In coppia con il forte del Dosso delle Somme, costituiva uno dei punti portanti del sistema degli altipiani.
L'approvvigionamento idrico era garantito da due cisterne da 380 hl. ciascuna; due dinamo con motori ad olio ed accumulatori provvedevano all'energia elettrica, una rete di trincee, reticolati e campi minati circondavano la fortezza.
Disposto su tre piani, era munito di tre cupole girevoli in acciaio, due obici da 10,5 cm, cannoni di piccolo calibro e da 20 postazioni di mitragliatrice.

2- Doss del Sommo (m. 1670)

3- Forte Cherle (Werk S. Sebastian, m. 1445)

Chiamato dagli austriaci Werk S. Sebastian, costruito dal primo tenente Eugenio Luschisky tra il 1911 ed il 1913, Forte Cherle rappresentava il terzo caposaldo armato dell'altopiano folgaretano.
Era fornito di 6 obici da 10 cm montati su torrette girevoli,
di un osservatorio blindato, di due cannoni da 60 mm e di una serie di postazioni di mitragliatrice.
Sostenne un bombardamento intenso da parte delle artiglierie italiane del Forte Campomolon.

4- Forte Belvedere (Werk Gschwent, m. 1177)

È uno dei complessi fortificati meglio conservati, tipico dell'architettura e della tecnica militari dell'Impero austroungarico. Fu costruito dal 1907 al 1914 con il compito principale di controllare la Val d'Astico che si apre a strapiombo sotto di esso. Il motto di cui si fregiava era "per Trento basto io", a significare che da solo bastava a difendere la città dal pericolo italiano. Attualmente il forte è adibito a Museo ed è visitabile, a pagamento, nei mesi estivi. Si possono percorrere i cunicoli in roccia che scendono o salgono alle cupole, in cui si muovevano a fatica gli artiglieri, agli scudi e agli apprestamenti blindati. Al piano terra si trovano i locali riservati ai servizi come la stazione elettrica e telefonica, la cucina, il deposito dell'acqua, del carburante, delle munizioni e la camera mortuaria. Attraverso una scala si sale ai piani superiori, destinati agli alloggiamenti degli ufficiali e della truppa. Nel forte sono custoditi reperti bellici e materiale documentaristico, lungo i corridoi e in alcuni locali laterali è esposta una ricca mostra fotografica dedicata alla Guerra delle Fortezze.

Armamento: 3 obici da100 mm M.9, 2 da 80 mm, 2 da 60 mm e 22 mitragliatrici.
Proprietà: Comune di Lavarone.
Superficie della zona fortificata: are 1015,74 comprese le 10 postazioni corazzate. Superficie di 40.000 mq.
Accesso: la fortezza si raggiunge partendo da Cappella, frazione di Lavarone. Si percorre la S.P. 216 passando per Longhi e al bivio a sinistra lungo la ex strada militare.

5- Forte Luserna (Werk Luzern, m. 1550)

Aveva il compito principale di cooperare con il Forte Verle e con le opere campali di Costalta per sbarrare il passo ad una avanzata verso Monterovere e Lavarone dalla direzione Verena-Campolongo.
Costruito in calcestruzzo armato, come la maggio parte dei Forti austriaci moderni, aveva 4 obici da 10 cm in cupole blindate girevoli, con una quinta cupola, fissa, che ospitava l'osservatorio. L'armamento era completato da cannoni di piccolo calibro e numerose mitragliatrici postati in ben munite posizioni campali e fisse, blindate.
Collegato attraverso una fitta rete di trinceramenti, i più importanti dei quali quelli del Monte Basson e di Millegrobe, ai vicini Forti Verle e Pizzo di Vezzena, il Forte Luserna rischiò di passare alla storia come l'unica fortezza catturata dal nemico. Chiamato dagli austriaci Forte di Cima Campo, è situato sull'omonima cima, all'altezza di 1549 metri, sopra l'abitato di Luserna, caratteristico paesino cimbro sovrastante la Val d'Astico. Era uno dei Forti più muniti dell'intero fronte, ma questo non gli impedì di essere il punto debole della catena. Ferocemente cannoneggiato per giorni e giorni all'inizio delle ostilità ( in 4 giorni fu colpito da circa 5000 colpi di cannone) la sua quasi demolizione indusse (28 Maggio 1915) il comandante ten. Nebesar, previo consiglio di guerra, ad adottare le procedure regolamentari di resa, con in ultimo l'esposizione di lenzuola bianche. La gravità del gesto e la seguente paventata occupazione del Forte, che avrebbe fatto cadere per aggiramento le posizioni austriache sulle Vezzene, costrinsero il laterale Forte Verle ed il retrostante Forte Belvedere a cannoneggiare le posizioni antistanti e il Forte stesso, distruggendo le bandiere bianche e frenando l'incipiente avanzata italiana. Subito dopo, ripristinata la situazione con l'aiuto di volontari, venne destituito e arrestato il comandante e riportata la guarnigione al Forte, che si preparerà a subire il nuovo assalto italiano dell'Ottobre successivo. I 4 obici del Forte furono impiegati, per l'ultima volta, nel Maggio 1916 in appoggio all'offensiva.
A ricordo dei caduti di questa azione, ancora oggi resta una colonna innalzata in quel lontano anno.
Il Forte si presenta al visitatore odierno in pessimo stato, segno della furia distruttrice che gli si scagliò contro (e dell'azione dei recuperanti!) .Peraltro, rimane ancora ben visibile la conchiglia fossile sovrastante la porta d'ingresso, in qualche modo simbolo di riconoscimento fra tutte le fortificazioni austro ungariche.

6- Forte Busa Verle (Werk Verle, m. 1554)

Costruito tra il 1907 e il 1914 sorge quasi al confine tra le province di Trento e Vicenza sull' Altopiano di Vezzena tra le malghe Busa Verle e Cima Verle. Insieme ai forti Campo di Luserna e Belvedere di Lavarone, costituiva la cintura difensiva più avanzata sul confine tra l'Impero austro-ungarico e il Regno d'Italia e bloccava la strada per l’Altipiano di Asiago. Pesantemente bombardato nei primi mesi di guerra, dal maggio 1916, con l'inizio della Strafexpedition (Spedizione punitiva) e lo spostamento più a sud-est del fronte, divenne sede di alloggiamenti e punto ottico di collegamento.
Fu smantellato negli anni ' 30 e venduto al Comune di Levico, insieme al forte del Pizzo, per £. 2.600 il 28.12.1933. Si recuperò il ferro e l'acciaio e i suoi materiali furono venduti all'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia. Il forte si allunga in linea unica in quattro salti successivi per adattarsi alle curve di livello del terreno. Ogni salto si sviluppa su un'altezza di due piani. Era dotato di quatto cupole girevoli e cunicoli blindati collegavano i vari settori. Fu sottoposto a pesanti cannoneggiamenti da parte dell'artiglieria italiana e assalito da truppe di fanteria alpina.

Armamento: 4 obici da 100 mm M.9, 2 cannoni da 120 mm M.9, 4 cannoni da 60 mm M.10 nel baluardo frontale, 15 mitragliatrici. Da qui si spararono più di 20.000 proiettili contro le linee italiane.
Proprietà: Comune di Levico Terme.
Superficie della zona fortificata: are 208,58.
Accesso: la fortezza è raggiungibile da Passo Vezzena per la strada che sale verso Cima Vezzena. La strada è percorribile soltanto a piedi.

7- Cima Vezzena (Werk Spitz Verle, m. 1908)

Per la sua posizione strategica era chiamato l'occhio degli altipiani. Era infatti un forte-osservatorio d'artiglieria. Controllava il versante sud verso Asiago ed il versante nord della Valsugana fino alla tenaglia dei forti di Tenna e delle Benne che chiudevano l'accesso a Trento. Situato sulla sommità del Pizzo di Levico o Cima Vezzena, sul bordo di un precipizio, fu costruito dal 1907 al 1915 armato con artiglieria leggera e mitragliatrici per la propria difesa. Era collegato telefonicamente con Monterovere, sede del Comando Militare. Fin dai primi giorni di guerra fu soggetto a furiosi ed impressionanti bombardamenti. Acquistato dal Comune di Levico nel 1933, attualmente riveste notevole interesse soprattutto per la sua posizione ardita e per il panorama che si gode dalla sua sommità . Sul tetto negli anni '50 la SAT di Levico ha posto una croce metallica, ben visibile anche dalla vallata. È un'opera in calcestruzzo e cemento armato originariamente disposta su tre piani, dotata di cunicoli sotterranei e celle stagne per le munizioni. È circondato da un fossato ricavato nella roccia che disegna un ferro di cavallo sul terreno profondo circa 5 m. e largo fino a 8. Aveva una pinta trapezoidale inserita in una gola artificiale di roccia protetta da fitte fasce di reticolati.

Armamento: 1 cannone da 80 mm M.9 e 5 mitragliatrici.
Proprietà: Comune di Levico Terme.
Superficie della zona fortificata: are 1.002,30.
Accesso: la fortezza è raggiungibile da Passo Vezzena, passando accanto a Forte Busa Verle, e raggiungendo la ex strada militare che sale verso Cima Vezzena. La strada è percorribile soltanto a piedi. Tempo percorrenza 2 ore.

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